bisogna conoscere i sacrifici che si fanno in allenamento per giudicare le vittorie o le sconfitte

martedì 3 giugno 2008

nycmania

riporto questo articolo da albanesi.it

La nycmania

Purtroppo continuano a chiedermi se ho corso la maratona di New York. Rispondo sempre con molta pazienza che "no, non l'ho corsa, né mai la correrò". L'espressione un po' stupita del mio interlocutore mi obbliga a motivare le mie parole. Vista l'esperienza in materia, alla fine ho coniato un termine che mi consente di premettere un concetto che per me è fondamentale: non corro la maratona di New York perché non sono nycmaniaco. Questo termine probabilmente entrerà nel gergo della corsa come è entrato il termine sacchettaro, che ho avuto il piacere di sentire usare anche da chi non sapeva di avere di fronte il creatore del neologismo.

In senso stretto, la nycmania (da New York City Marathon) è il desiderio ossessivo di correre un giorno la maratona di New York, vista come massima espressione della vita del runner.
In senso lato, la nycmania è l'identificazione della maratona come l'unica certificazione della caratura atletica dello sportivo.

Perché la nycmania è uno stato patologico (scherzo, ma non troppo!)?
1) Si dovrebbe fare sport per stare meglio e quindi il punto fondamentale è che occorre assecondare la predisposizione naturale del proprio corpo. Nella popolazione solo il 10-12% è naturalmente predisposto per la maratona; il rimanente o è veloce (la classica struttura del calciatore o della pallavolista) con fibre veloci in abbondanza o, al più, ha doti da mezzofondista veloce (fino ai 10000 m). Per il nycmaniaco sembra che non si sia runner se non si corre una maratona. Questo è profondamente sbagliato. Quello che dà la caratura di un runner è il suo miglior risultato. Correre la maratona in 3h30' è sicuramente meno valido di correre un 5000 m in 20'. Se non si è convinti, basta porsi la domanda: è meglio fare il record del mondo sui 5000 m o arrivare a 15' da Baldini in una maratona? Questo esempio è la traduzione del rapporto 20' sui 5000 m - 3h30' nella maratona. Solo chi non capisce di tempi può credere che finire una maratona sia sempre meglio che correre un 5000 veloce.
2) Non si deve ricercare a tutti i costi la visibilità attraverso la distanza. Questo è l'obbiettivo del nycmaniaco. Poiché chi è al fuori del mondo della corsa non capirebbe che correre un 5000 m sotto i 20' è un'impresa che solo pochi (nella popolazione) riescono a compiere, ecco che la maratona diventa il tramite con cui aumentare la propria visibilità. "Ho corso la maratona", ed ecco che gli occhi dell'interlocutore (cui correre per 42 km sembra un'impresa eccezionale, a prescindere dal tempo - errore per ignoranza) si illuminano di ammirazione.
3) Non si deve ricercare a tutti i costi la visibilità attraverso il piazzamento. Piazzarsi bene in una maratona è più semplice per il banale fatto che l'allenamento conta percentualmente molto rispetto a distanze dove senza doti naturali non si va lontano (è un po' come riuscire bene a scuola solo perché si studia 12 ore al giorno! I secchioni non sono mai stati simpatici a nessuno…). Chi ci dà un paio di minuti nei 10000 m, in maratona può prendere anche mezz'ora per aver sottovalutato l'importanza di un allenamento ad hoc. Sulle distanze brevi chi è più dotato di noi, anche se si allena male, spesso ci arriva davanti.
4) Non si deve ricercare la propria autostima attraverso la realizzazione dell'impresa. Ciò vuol dire che la nostra autostima è e rimarrà fragilissima, in balia del prossimo fallimento. Il nycmaniaco con bassa autostima cosa fa? Sceglie una sfida che è impossibile perdere: arrivare alla fine della maratona ci arrivano tutti, magari strisciando e magari al secondo o terzo tentativo. In Italia ci sono oltre 20.000 maratoneti. Quanti di questi riescono a correre i 5000 in meno di 20' (fra l'altro un tempo nemmeno da campione)? Probabilmente meno della metà. Quindi se si cerca di costruire la propria autostima, lo si faccia capendo che per stimarsi basta buttare il cuore oltre il traguardo, a prescindere dal risultato, sia cronometrico sia di posizione. Questa convinzione costruirà un'autostima granitica, al riparo da ciò che succede e, soprattutto, dal giudizio altrui.
NOTA - Questo articolo non vuole dissacrare la maratona, gara bellissima, anzi. Vuol solo evitare che l'unica direzione del runner sia la maratona perché in tal caso non si è più runner, si è maratoneti per forza.
Dimenticavo. Questo articolo potrebbe sembrare partorito da chi non ha un buon rapporto con la maratona. Invece (siccome ritengo che parlare per invidia sia sempre esempio di stupidità) ne ho corse una decina e ho stabilito il mio record a 49 anni con un tempo mediocre (2h58'43") ma che mi abilita a dire la mia…

albanesi



7 commenti:

Micio1970 ha detto...

Quest'articolo mi piace un sacco: l'ho già letto parecchie volte nel sito ... ed è stato uno stimolo ad esordire (forse) in maratona ad Alessandria il prossimo 19 Ottobre ... complimenti per il tuo 2h 58min ... alla faccia del tempo mediocre!

Pimpe ha detto...

non e' il mioil 2:58.. :-))) e' sempre dell'articolista.. ; io la maratona non l'ho mai corsa e non la correro' MAI proprio perche' penso quelle cose che ci sono scritte, anche se rispetto chi non la pensa come me perche' e' lui che puo' aver ragione...!! anzi mille ragioni per correrla!!
cmq nella vita non si sa mai.. porto pero' profondo rispetto per la gara in se stessa e credo che per correrla bisogna avere una passione ,uno spirito di sacrificio e il tempo per prepararla oltre che ad esserci portati.. percio' meglio correre bene un 10mila che male una maratona...

Mathias ha detto...

Io invece Pimpe sono felice di esser stato un nycmaniaco, di aver esordito là.. di essermi infiammato di passione per questo sport, passando per la maratona di New york. Se il concetto che Albanesi voleva far passare era non esiste solo la maratona, ma anche altre specialità, poteva andare. Il fatto che non mi va giù è che però questo individuo, nel suo tentativo di ridurre in categorie tutto il mondo, sminuisce molte persone che amano correre a lungo, e lo amano fare non per forza per sentirsi considerati degli eroi o avere dei riconoscimenti negli altri. Personalmente dopo New York, ho apprezzato tutte le declinazioni che questo sport sa offrire(perfino il trail e la corsa sulla spiaggia, che se leggi albanesi è pericolosissima!)..son guarito dalla nycmania vuol dire? Come allenatore niente da dire:Razionale e meticoloso. Forse troppo, a tal punto da non riuscire a trasmettere entusiasmo nel correre a chi ancora non è runner.L'avessi letto quando ancora non correvo il suo sito, non avrei indossato neanche le scarpe..tanto a che serve, tutto si riduce ad una spiegazione scientifica, a constatazioni pressoche ovvie (se non corri i 5km entro i 21' con X allenamento, cambia sport) Se devo consigliare ad un neo podista una lettura che faccia capire quanto in fondo correre è un piacere fine a se stesso, consiglio "lo zen e l'arte della corsa", non certo il portale di Albanesi. Oh pimpe scusa se sono andato fuori tema, ma dove mi si parla di Albanesi sconfino sempre in queste considerazioni. Buonissime corse :-)

Pimpe ha detto...

... Caro Mathy, sono d'accordo con te che correre in certe manifestazioni sportive sia molto trainante e che serva da stimolo per farci continuare in questo stupendo sport..
Anche a me Albanesi mi sembra fin troppo "drastico" sulla maratona (soprattutto NYC) perche' vede solamente il lato ,come dice lui del wellrunness.. e poi perche' molte persone che la corrono lo fanno per costume e lui difende il lato squisitamente sportivo della maratona...

albertozan ha detto...

beh, che Albanesi sia drastico lo sa tutto il web!...io posso dire che quella domanda ormai me l'hanno posta un'infinità di volte e comincia a darmi veramente fastidio...rispondo che sono più affascinato da altre gare (maratone...) e così li zittisco ...non perdo tempo a spiegare ciò che non capirebbero....

uscuru ha detto...

allora io sono un maratoneta
x forza!!!!!!!

Furio ha detto...

Personalmente di maratone non ne ho ancora corse dopo due anni che ho iniziato, è stata una scelta, anche se sono le lunghe distanze quelle che mi affascinano di più; in realtà ho corso un trail di 35km con 2350m. di dislivello dopo un anno...ma che ci devo fare, è stato più forte di me.
Spero di correre la mia prima maratona a fine anno, riguardo ad Albanesi, grande fonte di informazioni in internet, non mi piace il suo modo di esporre le cose e lo trovo un tantino saccente..e mi sta sulle palle insomma.
Vero è che la classica domanda/argomento dei "non addetti ai lavori" sulla maratona di New York infastidisce anche me, (a me infastidiscono le cose che fanno tendenza...che ci devo fare...) perchè per me correre non è ne cronometro ne maratona, ma correre.
Chi non corre non può capire e tra chi corre non la si pensa tutti uguale; ad ognuno i suoi stimoli ed i suoi divertimenti.